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Giuseppina (Giusi) PONTILLO


Poesia.

Poesia
è amplesso
d’amore,
è attimo
di felicità.


ANIMA

Anima
sei la brina che posa
lungo la valle
di questi giardini
del fertile Basento.
Gli alberi spogli
di questo inverno.
Le luci accese
sul rosa dei monti
del primo albore.
Il bianco sorriso
che impagina i ricordi
nella luce di una candela.
La dolce visualità
di un panorama radioso
che accende d’azzurro
la tua anima,
sulla soglia del Monastero
di Santa Chiara.

 


MAMMA

Il tempo
è diventato
neve,
nei tuoi capelli.
I tuoi pensieri
sono diventati
tempesta,
nel tuo cuore.
Il tuo sorriso
pieghe
amare,
di incomprensione.
I tuoi occhi
nei miei,
una inquietudine
che non si spegnerà
mai.


POLVERE DI STELLE

Nel cielo vibravano
le stelle,
offuscando la notte
di un velo trasparente;
come polvere bianca
guardavo la luna,
nascosta
da nuvole di passaggio.
Fumavano le ciminiere
come code di aironi;
tanto che volevo
dissolvermi anch’io
come polvere
di stelle.

ROSE DI MAGGIO

La città profuma di smog
in questo mese di maggio.
Lungo i viali
soltanto blocchi di pietre,
cemento e orizzonti infiniti.
La lunga scia di un treno
percorre ferrovie velate
di un bianco orizzonte.
Deraglia stanco il respiro
ai confini
senza più aria da godere.
Pochi istanti per mirare
l’ Eden...
dal profumo di rose,
in questo mese di Maggio.


LE QUATTRO STAGIONE

Ho domandato all’Inverno,
che imbiancasse
di neve
questo meraviglioso
paesaggio;
forse perché non volevo
vedere pietre di ghiaccio,
trattenere il mio pianto.
Ho domandato alla Primavera
che fiorisse
per me;
forse perché non volevo
comprendere,
quanto fosse difficile germogliare
nel cuore del tuo prossimo.
Ho domandato all’Estate
soltanto cieli azzurri;
forse perché è impossibile
lottare
in un mondo
così nero e spietato.
Ho domandato all’Autunno
di trattenere l’ultima
foglia sul suo ramo;
forse perché
di tappeti variopinti
di malinconia,
ne ho vissuti
già tanti.
Ma ancora non ho ringraziato
il Creatore,
per avermi dato
il dono più grande
"che è la vita".

 

GLI ANNI

Fogli sgualciti
durante un temporale,
nel vento bagnati...
Così lontani
come
volo di rondini.
Senza alcuna meta,
abbandonati
come vecchio rame.
Così nascosti
nella memoria del tempo.

 

Attimi fuggenti.

Potesse il tempo
lustrarmi la mente,
come il cielo
ricalca la mia confusa
moralità.
Potesse spazzare
il vento ciò che il cuore
mi detta.
Tutta la mia vita
diverrebbe
come tempeste
di diamanti
nel mare aperto
della mia acquisita
certezza
dell’attimo fuggente.


Sei...

La malinconia
di una statua
in una nicchia
di rocce.

La porta socchiusa
di una vecchia casa,
nel cuore che muore
sui gradini erbosi.

Le mura prive
di fondamenta
di un grande edificio.

La pioggia che batte
sui tetti in rovina.
Lo sguardo spento
di un vecchio
sulla soglia
della lunga strada.

E, certamente vorresti
essere
quella rosa
che riuscirà
a fiorire
con un po’ di calore.


Nel mio paese.

Ho immaginato:
le case in rovina
del mio paese,
le foto ricordo
dentro al cimitero,
gli angeli sognare
nel cuore di una notte,
il pianto dei bimbi
nell’emisfero
del tormento,
la guerra spietata
portarsi via
ogni gioia
di vivere,
il tempo, che incrocia
le assurde vicende
di ogni storia.
Ma, ancora
attendo
fiorire
un lungo sorriso
nel mio cuore.


MILANO

Milano
tra la nebbia.
Milano
illuminata.
Milano
da vivere.
Milano
tra i fogli
di memorie,
come pezzi d’argento
di immagini vive.
Un tempo, io
emigrante,
schivavo i tuoi orrori
come lepre impaurita,
abituata
a un’immensa
quiete.
Poi il tempo
lievitava la mia ragione,
insieme alle tue vie
maestose.
E...come cumuli di radici,
mescolavo la mia origine
alla tua.


Natale ‘96.

Luce accese
nei vicoli sconosciuti.
Ombre umane,
dettagliati
nel desiderio
di anonimità.
Un uomo solo
non si illumina,
resta nel buio,
in penombra,
mirando
l’indifferenza
di ognuno,
nella sua
solitudine forzata...
esterrefatto...
abbracciando
le stelle
in cerca
di un contatto
pieno di calore.


Sogno.

Su un dolce pendio
poggiai i miei pensieri.
Verso sera,
senti che rotolavano giù,
senza nessuna resistenza.
Mi accorsi
che sognavo,
ed io piuma leggera,
non sentivo più
il mio corpo.


Un giorno d’autunno.

Fuori, le nuvole
sembrano lupi
che il vento
carezza con violenza,
con scariche di fragorosa
elettricità.
Non molto distante,
un’ombra
rimane a mirarti,
perduta nella sua confusa
moralità,
in un mare di pensieri.


Il mio cuore.

Il mio cuore,
ha bisogno
di spazi aperti...
lontani,
con la faccia umida di rugiada
verso la terrazza del mare.
Il mio cuore ha bisogno di prati,
di fiori odorosi
fioriti sotto le montagne aperte.
Il mio cuore
ha bisogno
di verità
nascoste da lunghi
silenzi, forse veri
e profondi.
Ma i giorni trascorrono
sbattendomi in faccia
questi viali apatici
di questo chiuso paese,
lasciando emigrare
il mio cuore
verso città conosciute.


Sapore di libertà.

Ti porto via libertà,
come i miei giorni
trascorsi al buio
in un cesto colmo di farfalle.
In un giorno grigio,
tra la fitta nebbia,
sto inebriandomi
con un volante
tra le mie mani;
asciugando
le mie arse lacrime.
Qui, sotto questa fitta pioggia,
a lenire il mio dolore
con immagini sognanti.
Non c’é più tempo
che mi lega a te
mia perduta libertà.
In questo istante
davanti a me,
compare un indimenticabile
arcobaleno.
Ho deciso,
vi libero mie tristi
farfalle...
come i giorni
della mia perduta libertà.

 

 

"Giuseppina Pontillo,,

è nata a Grassano (prov. di Matera) il 18.3.1960 dove attualmente risiede.
Nel 1994 sue poesie sono state lette da alcune emittenti radiofoniche regionali.
Nel 1995 ha partecipato e vinto, a Pescara, il 7° Premio -Internazionale
di poesia e narrativa "Gabriele D’annunzio".
Nel 1996 ha partecipato a una lettura pubblica di poesia tenutasi al teatro "Francesco Stabile" di Potenza e al premio internazionale "Città di Pomigliano d’Arco" (Prov. Di Napoli).
Nel 1997 ha partecipato, a Ferrandina, al concorso letterario "Poesia Donna".
E’ stata pubblicata nell’antologia intitolata "Schegge di poesia e di narrativa di autori contemporanei" edita da Cronache Italiane (Salerno).


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