A TERR NG'E' E NANN A' VOLN
DA'
(LA TERRA C'E' E NON VOGLIONO DARCELA)
settima pagina
Questa battuta del PAD viene vissuta dai contadini come una provocazione; essi si avventano su di lui e gli portano via il fucile. A questo punto la luce in scena diventa intensa.
CONT. 1:
Adesso andiamo a lavorare!
(spinge il PAD e imprime a tutto il gruppo una convulsa ma armonica e rotolante andatura che porta tutti ad uscire di scena. Solo la V. REC viene verso il pubblico lentamente. Le uniche luci, ora accese, sono puntate sul suo volto).
V. REC.:
Il cammino verso i campi fu proprio come era stato immaginato nelle discussioni della notte dei preparativi. Fu una manifestazione con le bandiere che sventolavano, le donne, i ragazzi, le parole d'ordine, i canti, e tante derisioni rivolte allo zimbello del padrone. Ma le reazioni dei padroni e dei potenti possono essere sottili e brutali un po' come furono tutte le manovre che, ai vari livelli, statale, provinciale e locale, cercarono di snaturare i decreti Gullo. A Roma giunsero le imposizioni degli agrari al governo che, nel frattempo, aveva avuto una involuzione a destra nel 1947 subito dopo la rottura della DC con la sinistra.
(la luce si allarga e dalle quinte avanza lentamente il CONT. 2 e va a posizionarsi nell'angolo della scena opposto alla V.REC. L'espressione è di chi ricorda e si appresta a raccontare una storia che lo ha sconvolto)
A Matera il decreto Ponte -così chiamato dal nome del Prefetto -, datato 3 settembre 1946, che regolava l'assegnazione delle terre a chi, in effetti, le lavorava, fu annullato dal nuovo Prefetto il cui nome, Rutigliano, è ancora pronunciato con fastidio. (si volge verso l'attore appena entrato e camminando all'indietro) Qui da noi ... (esce di scena)
CONT. 2:
Quando siamo tornati dalla campagna avevo un malore per tutto il corpo. Non mi sentivo proprio. Mia moglie mi ha detto - va dal medico -.
(Dalla parte da cui è uscita la V.REC. entra un attore vestito da medico con una sedia.. Occupa il centro della scena. Poggia una mano sulla spalliera in attesa)
Non mi sono fatto pregare perché mi sentivo anche un po' di febbre. - Chi sa - ho pensato - mi da una medicina e mi passa tutto.
(Si avvia nella direzione del medico)
Sono arrivato all'ambulatorio e... Buongiorno, dottore.
MEDICO:
(Gli va alle spalle. Allarga e alza le braccia. Poggia pesantemente le mani sulle spalle del CONT.2. Questi si accascia sulla sedia)
Che c'è? Che ti senti?
(Il CONT.2., passandosi le mani su petto e cosce cerca di descrivere i sintomi ma il medico, con fare indagatore, sarcastico, facendo capolino da dietro il CONT.2., non glielo permette perché incalza con le domande)
Io ho sentito, ho sentito. Sei comunista!? Partecipi alle occupazioni delle terre?! (Incalzando) Che gli avete fatto al padrone, ieri? Che gli avete fatto? E chi sono gli altri. I capriun. Vengono da Matera, eh?
CONT. 2:
(Non sa cosa pensare né cosa rispondere. E' sconcertato dal fatto che le domande gli vengono fatte a bruciapelo)
Che tengo dottò?
MED.:
(Porgendo la schiena al pubblico, platealmente, caccia dalla tasca un lungo foglio e lo sventola alzando tutte e due le braccia)
Sovversivismo! Ecco cos'hai: sovversivismo!
CONT. 2:
(sempre più incredulo e preoccupato)
Che ho dottò? (si alza in piedi)
MED.:
(Ritornando verso il CONT2 e fermandosi, minaccioso, dietro di lui, sarcastico)
Questa è la ricetta (gliela sventola avanti agli occhi).
Ora chiamo i carabinieri. La mando al sindaco. Direttamente. Non la consegno a te perché nessuno deve leggerla. Nessuno... ah! ah! ah! Nessuno... Nessuno... ah! ah! ah!
(Si allontana verso il fondo della scena; scompare)
CONT. 2:
(Sempre più sconcertato e affranto mentre ritorna in scena la V. REC. sul cui volto torna gradualmente a concentrarsi la luce. V.REC., pietosa, rivolta verso il CONT.2. ne segue con attenzione la battuta)
Non deve leggerla nessuno? La ricetta? E che ho?
(sempre più preoccupato, mettendosi a correre per uscire di scena, e sempre più ad alta voce)
Che ho? Che ho? Che ho?
