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A TERR NG'E' E NANN A' VOLN DA'
(LA TERRA C'E' E NON VOGLIONO DARCELA)
quinta pagina


Luce effetto notte in scena mentre si ode uno squillo della tromba del banditore.

V.F.C.:

















(Dopo un secondo squillo di tromba)
Domattina... tutti i braccianti e i contadini andassero in piazza.

(Squillo di tromba. I contadini che ascoltano il banditore mimano commenti o hanno scatti, ora veloci ora lentissimi, o stanno fermi secondo le tonalità e i messaggi dati dal banditore e dalla sua tromba)
Domattina presto... tutti i contadini e i braccianti, compresi i salariati fissi, andassero in piazza per decidere cosa fare per le terre.

(Squillo di tromba)
Tutti i contadini, i braccianti, i salariati fissi si devono organizzare per non subire più gli affronti.

(Squillo di tromba. Entra in scena, camminando tra gli altri attori, una V. REC. in calza maglia che, come affascinata dalle parole del banditore, ne segue con lo sguardo gli inesistenti movimenti. Essa ha tra le mani il suo prossimo vestito di scena che è il vestito tradizionale, l'abito della festa)
Domattina tutti i braccianti, i contadini e i salariati fissi andassero in piazza.


V.REC.:





















(continuando a camminare tra gli attori recita in italiano con alcune battute in dialetto)
La notte, come molte altre in quel periodo, fu frenetica di avvenimenti. Si continuò a discutere nella camera del lavoro, nelle case, nelle strade

(Posa in un angolo, per terra, gli indumenti. Gli attori vanno e vengono, discutendo o agitando bandiere, la V. REC. li segue con lo sguardo continuando ad incrociare il suo passo con il loro).
Gli uomini convincevano le donne e le donne convincevano gli uomini. I genitori parlavano con i figli. Molti uomini erano tornati dalla prigionia, ma tutti provenivano dalle lunghe sofferenze e dai grandi sacrifici della guerra. Ma c'era una speranza ed aveva il nome de I DECRETI GULLO del 1944.

(Prende, uno alla volta, gli indumenti che ha posato per terra e li indossa chiedendo aiuto, dov'è necessario, ad altre donne che incontra per la scena). La speranza era alimentata dai cinque concetti fondanti di quei decreti: l'assegnazione delle terre, la mano d'opera imponibile, l'aumento dei salari, la proroga degli affitti, il miglioramento dei contratti di mezzadria. La speranza è motivo di festa, com'è motivo di festa l'esercizio dei diritti e la lotta per essi! Così quella notte, come molte altre in quel periodo, fu organizzata la giornata che stava per sorgere. I figli, le donne, gli uomini, le bandiere, i canti...


V.F.C.:

Cumbà! Mi raccomando domattina.

V. REC.:








(La luce aumenta lentamente ma non diventa mai intensa)
Mi voglio mettere proprio l'abito della festa! Cosi... a festa si vestirono

(continua lei stessa a vestirsi).
Il motivo della lotta, della arrabbiatura, ma allo stesso tempo della speranza e della voglia era dato dal fatto che al 31 dicembre 1946, a più di due anni dalla emanazione dei Decreti Gullo, in Basilicata, erano stati assegnati ai contadini solo 1706 ettari di terra su una richiesta di 8572 ma ancora migliaia e migliaia erano le terre lasciate incolte o tenute solo a seminativo o a pascolo.

Frenetico movimento di tutto il gruppo di attori compresa la V. REC. che si integra nel gruppo mentre si stringe al collo un fazzoletto. Sono apparse anche alcune bandiere rosse.

CONT. 1:

Alla casa del padrone. Andiamolo a prendere. Deve venire a forza sopra le terre a farci lavorare. E' un nostro diritto.

CONT. 2: Andiamo!

CONT. 3:
La dobbiamo far vedere noi al padrone chi siamo!

CONT. 4:

I tempi devono cambiare!

CONT. 5: Dobbiamo gridare: pane e lavoro!



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