Presentazione del libro UNO Prendi la tua croce DUE PENA |
Da una lettura complessiva delle liriche di Teresa Dinisi dal titolo "Prendi la tua croce" la prima impressione che si ricava dal "colpo d' occhio" è la inequivocabile e sofferta meditazione di cui queste poesie sono intrise. Una sofferenza legata, probabilmente, ad un particolare stato psicologico dell'Autrice ma anche vi serpeggia una parlante intensità di dettato. Non si puo neppure dire che il dolore della Dinisi, sia iperbole e frutto di amplificazioni di fatti e situazioni, tutt' altro; "questo dolore" è vero e serio e tocca da vicino il poeta con improvvise "zampate" ma anche con una lenta e calibrata escalation di fatti occorsi nella maniera più rapinosa e infiltrante. Liriche d'apertura così intense nella loro scabra essenzialità che, chi legge, avverte subito i contraccolpi: "L'onda salsa/di lacrime infinite/dilaga e sonimerge/del sonno agitato/il tempo del riposo mio/senza nessun riposo...". Via via di questo passo l'Autrice giunge alla meta sfibrata, derelitta, forse anche ansiosa che le cose cambino, perché Io dice lei stessa negli otto prologhi: "E verrà la resurrezione e tornerà la vita...". Altro elemento pregnante in queste poesie " specchio d'anima" è la fiducia in Dio, (un qual cosa presto o tardi cambierà) c'è questa urgenza di Dio per una nuova palingenesi. Ma al di là del lato pessimistico-intimistico e doloroso di un'esistenza al bivio, c'è il forte bisogno d'un qualcosa che si riveli; Teresa Dinisi non ha nessuna voglia di farsi annientare, Ella sta misurando i passi dei giorni per "riammettersi" in una vita dignitosa in cui poter cantare non più i tristi presagi dell'annientamento ma la vera resurrezione dell'uomo. Poesia scabra, levigata, limpidissima ed è il dato dimostrativo che la Dinisi sa poeticamente fermare gli attimi, le occasioni in magnifiche aperture e sollecitazioni di vita e di rinato entusiasmo. Lo dice, a chiusura del suo libro senza fraintendimenti: "Fortemente io devo cercare/di aver fede per tornare ad amare./ Devo credere ancora in qualcosa/per sperare di potermi salvare...". In altre parte, con encomiabile entusiasmo si immerge nella credenza di un atto di nuova vita: "Come araba fenice un giorno/risorgerà dalle mie ceneri stesse/risplendente di nuova vita/rifulgente di nuova bellezza...". In un futuro prossimo non tanto lontano ci aspettiamo una nuova prova di coraggio con questi ritmi di poesia, dolce e pregnante. ANTONIO COPPOLA RITORNO AL INDICE |
Il significato della vita può cambiare da un momento all'altro per tutti gli esseri umani, nessuno escluso. A tutti può capitare, in un punto qualsiasi della propria esistenza, di entrare in crisi, di passare, cioè, da uno stato di semplice normalità, di interesse, di curiosità per il mondo circostante, di laboriosità, di buona forma fisica e di gioia di vivere ad uno stato di confusione totale che può giungere a far perdere ogni senso di prospettiva normale, la sanità di mente e di corpo e può rendere la vita un vero e proprio inferno. Anche la persona più equilibrata e sensata, immersa nelle situazioni di stress della vita convulsa che si conduce ogni giorno, può trovarsi di fronte a situazioni improviste e imprevedibili tali da scatenare in lei un fuoco d'artificio di emozioni e sensazioni tali da sfuggire ad ogni controllo e censura della ragione. Una crisi profonda ha un suo preciso iter, un percorso che, giocoforza, porta all'ansia prima, alla depressione poi, in un crescendo pericoloso per l'equilibrio e la sanità dell'essere umano che ammala senza rendersi conto di essere vero malato da aiutare e curare. Anche a te, lettore, può capitare di perdere il senso delle cose e di sentirti sulle spalle il peso della tua croce da portare... RITORNO AL INDICE |
Prendi la tua croce e vai per la strada affollata della tua unica vita e lentamente scala il tuo Golgota personale fin lassù in cima dove crocifissione e morte aspettano anche te. Prendi la tua croce e sulla spalla dolente lascia che sanguigno solco si formi per sempre e le tue ultime forze a te richiama dal di dentro perché ancor cadrai sotto il suo inumano peso. Prendi la tua croce e avanti guarda mentre piede avanti piede metti e i denti stringi nell'estremo sforzo di raggiungere la vetta per far si che il tuo Destino infin si compia. Prendi la tua croce e non la rifiutare perché non Io puoi fare: - Se Dio prima di te ha dovuto sottostare come puoi pensare, misera creatura, di potertelo evitare? RITORNO AL INDICE |
La pena profonda che ti prende e ti permea, ti porterà nei paludosi e tetri territori dove regna sovrana l'insidiosa autocommiserazione e tu, essere umano che in essa ti lasci sprofondare, arriverai ad odiare ogni cosa: te stesso, chi ti sta accanto, il mondo intero! Tutte le tue lacrime non ti basteranno per lavare via il dolore e l'angoscia di non sentirti più capace di uscire fuori dal gorgo dell'ansia e della depressione in cui sei caduto quasi senza sapere come. Allora, vinto da pensieri sempre più cupi che sempre più ti tortureranno e giungeranno a mozzarti il respiro, potrai addirittura pensare di trovare una via di scampo nella morte. La morte, tuttavia e per fortuna, non viene semplicemente se la invochi e desideri! Come ottenerla? La tua mente fortemente ottenebrata comincerà a giocare con il perverso pensiero del suicidio! Fortunatamente, la maggior parte degli esseri umani non ha abbastanza coraggio per mettere in atto la più grande delle violenze: quella contro se stessi. Forse perché, proprio in fondo in fondo al tunnel della disperazione, pure rimane il desiderio di scorgere qualche piccola fiammella di luce... RITORNO AL INDICE |
L’ onda salsa di lacrime infinite dilaga e sommerge del sonno agitato il tempo del riposo mio senza nessun riposo. Dormendo grido piango ed invoco e urlo al vento che nessuna vela agita che nessuna bandiera fa garrire ciò che mai direi da sveglia. Gli enormi macigni che dentro il petto mio premono e schiacciano cerco, nel sogno, di sollevare per aprire la mia tomba vivente. E nell'aria greve brumosa e scura del sonno senza sogni parole taglienti e cocenti lacrime vane sgorgano a fiumi. Torrenti e cascate laghi e mari sommergono ogni cosa e lavare non sanno nessuna pena che il mio cuore distrugge. RITORNO AL INDICE |